Filomena Petrucci

BIOGRAFIA

BATTITI DI COLORE
(Filomena Petrucci)

Se la pittura potesse trasformarsi in musica che colori avrebbe? Da tempo si sta cercando di rispondere a questa domanda che, sulla scia delle teorie di Kandinskij, apre alla scoperta percettiva di questi due linguaggi in cui emergono le sottili energie spirituali che appartengono ad ognuno di noi.L’arte cioè può modificare i nostri rapporti interiori con la realtà grazie alla modulazione di sonorità espresse attraverso le intensità e le vibrazioni dei colori, che alcuni pittori riescono a generare per donare all’osservatore una particolare ed unica “gioia di esistere”.
Filomena Petrucci, nata e cresciuta in Venezuela da una famiglia italiana, appartiene a questo genere di artisti solari e melodici in grado di superare, con grande abilità e passione, il drammatico senso di vuoto e di solitudine che percorre, come un fiume carsico, il nostro tempo.
Perché in lei il timbro ancestrale e simbolico della cultura visiva preispanica si coniuga alle luminose atmosfere del mondo mediterraneo apprese nel corso dei suoi viaggi in Europa.
Tutto ciò si trasforma in un paradigma stilistico ibrido e pieno di riferimenti incrociati che ha accompagnato nel tempo la sua carriera artistica, facendola apprezzare in tutto il continente latino-americano e negli Stati Uniti.
Fino al rientro sentimentale in Italia (la sua primera madre) dove è maturata la complessa attitudine “plastica” che la caratterizza.
Per la Petrucci lavorare “plasticamente” significa modulare un’espressività trasfigurata e lontana dalle forme conosciute fatta di intense “taches” astratte, colorate, ritmiche e volumetriche dove sovrappone linee contorte, piccole sagome materiche o minuscoli oggetti distribuiti, spesso in collage, come se fossero gocce di pigmenti caduti quasi per caso sulla tela.
Gestualità istintive e aggreganti quindi, intrise di grazia, ma plasmate allo stesso tempo da violente emozioni sotterranee, che ricordano immediatamente le grandi correnti espressioniste e astratte dell’arte moderna.
Non a caso il suo stile è stato definito “Neo Informale”; e questo richiamo si riferisce soprattutto all’uso che lei fa della materia pittorica rendendola dinamica, eterea e luminosa.
Un mix in cui però lascia spazio ai più sottili ed autentici “perché” dell’esistenza. Basta osservare i titoli delle sue opere che suggeriscono ogni volta trame connesse alle immagini o a raccontis ospesi di vita.
Penso ad esempio al Trittico “Salvarte es mi decision” ed alla tela a cui collega uno suo splendido pensiero: “Lo que tengo es amor para dar”.
Abbandonare la forma e dissolversi in essa significa quindi, per Filomena Petrucci, amare, impegnarsi, legarsi a quello che lei chiama “el no què artistic” : in poche parole alla vita, con lo scopo di cercare mondi fatti di poesia attraverso il gesto ritmato, le tessiture screziate delle
composizioni, l’impulso e le modulazioni di colori spesso violenti, frammentati da verdi intensi, rossi, azzurri e bianchi, distribuiti secondo trapassi timbrici istintivi e passionali. Colori su cui soffermarsi con estrema attenzione. Nel caso di questa pittrice “dai sogni mutanti e trasparenti” (come direbbe Shakespeare) si dovrebbe infatti parlare di “colori da ascoltare” (Hearing colours) e non di colori che semplicemente “descrivono” il mondo in maniera più o meno suggestiva.
Infatti il nodo espressivo del suo fare artistico si muove nello spazio della tela come se fosse una composizione musicale, una sorta di “concertato” di vibrazioni risonanti, ritmi e melodie; per cui gli intensi spazi colorati, graffiati e macchiati dalla sua immaginazione, sembrano quasi uscire dalle cornici per evolversi, frammentarsi nell’aria, dissolversi negli sguardi di chi li osserva e infine trasformarsi, con estrema leggerezza, in una miriade di sentimenti complessi ed eterogenei.
Si parte dall’amore per la propria amara terra d’origine (“perfettamente pura” come espresso nei versi del poeta venezuelano Igor Barreto) per arrivare alla fede, autenticamente raccolta in pensieri mistici che accarezzano gli enigmi dell’infinito.
Ad essa la pittrice ha dedicato molte opere, tracciate sui percorsi spesso ingenui della religiosità popolare ma in un climax trascendente fatto di ricerca interiore e di quieta meditazione.
Un inseguimento esistenziale, estetico ed etico allo stesso tempo, in cui Filomena Petrucci si rivolge a chi guarda dall’interno le sue opere per chiedergli semplicemente di volare in alto e di lasciarsi andare attraversando il senso di quelle immagini: dissolvenze di un tempo felice, speranze di futuri illuminati o, forse, echi musicali che ricordano i battiti emozionanti che nascono dal cuore dei colori (latidos de color).
ottobre 2024
Piero Zanetov

 

 

OPERE PRESENTATE

LO QUE TENGO ES AMOR PARA DAR tm trittico 2(25 x 30 x 2)cm, 1(30 x 30 x 2)cm  (Caracas 2019)

SAL Y LUZ DEL MUNDO tm su tela trittico 2(20 x 30 x 2)cm, 1(50 x 30 x 2)cm  (Caracas 2019)

A LOS RETOS LOS VENZO ASI tm su tela trittico 2(30 x 25 x 2)cm, 1(30 x 50 x 2)cm (Caracas 2019)

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